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Il volume ripropone dieci tra i principali scritti e discorsi di Guido Carli nel triennio di presidenza della Confindustria, preceduti dalla ricerca dell&'Ente Einaudi sullo sviluppo economico guidata da Carli tra il 1975 e il 1976 e seguiti dalle sue memorie relative all&'esperienza confindustriale, pubblicate nel 1993. I testi forniscono una vasta documentazione della concezione di Carli sui modi di tutela degli interessi industriali attraverso l&'accettazione di un mercato aperto alla concorrenza (i cui tratti sono esposti nello Statuto dell&'impresa) nel quale la politica economica rafforza i contenuti di stimolo alla crescita e perde quelli assistenziali (come descritto nell&'Operazione sviluppo). L&'ampia introduzione curata da Paolo Savona analizza l&'esperienza di Carli come presidente della Confindustria dalla sua -anomala- elezione voluta da Gianni Agnelli nel 1976 al suo discorso di commiato nel 1980 e ai successivi anni vissuti come presidente degli industriali europei. Essa tratta della riorganizzazione gestionale degli uffici romani, con particolare riferimento al Centro studi, e dell&'impostazione politica data all&'organizzazione in uno dei momenti più difficili attraversati dall&'Italia e in vista del &"compromesso storico&".
Su Guido Carli si è già scritto molto, ma quasi esclusivamente sul lunghissimo arco di tempo in cui fu protagonista di primo piano della vita economica e politica italiana. Ben poco si sa sul periodo formativo, difficile e tormentato, nel corso del quale si dette solide fondamenta, ideali e tecniche, che gli tornarono poi utili per tutta la vita. Con questo primo volume della collana Scritti e discorsi di Guido Carli, attraverso la pubblicazione di alcuni testi poco noti e una introduzione in cui si ricorre a materiale di archivio finora non utilizzato, si può ricostruire la fase che va dal 1936 al 1944, durante la quale Guido Carli potè trarre vantaggio dal suo rapporto con l'economista Marco Fanno e con il padre (professore universitario, sindacalista, fascista non del tutto ortodosso). La giovanile esperienza di Carli è presentata attraverso la sua collaborazione con alcune riviste fasciste, poi nel suo lavoro all'IRI, nel deludente rapporto con l'Università , nel suo irrompere nella vita politica nelle file del Partito liberale italiano negli anni della ricostruzione. Il volume comprende anche alcuni scritti che permettono di seguire la maturazione di Guido Carli fino al momento della sua nomina a direttore generale della Banca d'Italia. Annotation Supplied by Informazioni Editoriali
Guido Carli fu eletto due volte senatore (maggio 1983 e luglio 1987) nelle liste della Democrazia cristiana. Chiamato nel luglio 1989 ad assumere la carica di ministro del Tesoro nel quinto governo Andreotti, tenne quell'incarico fino al giugno 1992, partecipando al negoziato che nel gennaio 1992 portò alla firma del Trattato di Maastricht. Per la sua autorevolezza, acquisita lungo la sua carriera nei contesti internazionali, e per la sua lucidità negoziale riuscì a imporre nel testo del trattato quegli spiragli che consentirono poi all'Italia di entrare nell'euro, in particolare l'interpretazione non rigida ma flessibile del parametro del debito pubblico. Ottenne così nel negoziato sulla moneta unica quello che invece non riuscì a conseguire nell'arena interna per contenere la crescita del debito pubblico, Molti degli obiettivi che in seguito furono avviati a soluzione, dalle privatizzazioni alla politica dei redditi, alla riforma della previdenza, furono da lui messi a fuoco e fatti oggetto di discussione all'interno del governo. Ma di ogni sua proposta venne rinviata la decisione. Gli scritti di Carli contenuti in questo volume documentano questa sua determinata inclinazione e illustrano l'insieme di idee e di proposte che egli diede, per lo più inascoltato, al dibattito politico di allora, offrendo ancora oggi un contributo alla riflessione politica ed economica. Annotation Supplied by Informazioni Editoriali
This edited collection offers the first systematic account in English of Italy’s international position from Caporetto – a major turning-point in Italy’s participation in the First World War – to the end of the liberal regime in Italy in 1922. It shows that after the ‘Great War’, not only did Italy establish itself as a regional power but also achieved its post-unification ambition to be recognised, at least from a formal viewpoint, as a great power. This subject is addressed through multiple perspectives, covering Italy’s relations and mutual perceptions vis-à-vis the Allies, the vanquished nations, and the ‘New Europe’. Fourteen contributions by leading historians reappraise Italy’s role in the construction of the post-war international order, drawing on extensive multi-archival and multi-national research, combining for the first time documents from American, Austrian, British, French, German, Italian, Russian and former Yugoslav archives.
The IFLA Religious Libraries in Dialogue Special Interest Group is dedicated to libraries serving as places of dialogue between cultures through a better knowledge of religions. This book based on experiences of libraries serving interreligious dialogue, presents themes like library tools serving dialogue between cultures, collections dialoguing, children and young adults dialoguing beyond borders, story telling as dialog, librarians serving interreligious dialogue.
Historical materialism is what is called a fashionable subject. The theory came into being fifty years ago, and for a time remained obscure and limited; but during the last six or seven years it has rapidly attained great fame and an extensive literature, which is daily increasing, has grown up around it. It is not my intention to write once again the account, already given many times, of the origin of this doctrine; nor to restate and criticise the now well-known passages in which Marx and Engels asserted the theory, nor the different views of its opponents, its supporters, its exponents, and its correctors and corruptors. My object is merely to submit to my colleagues some few remarks concerning the doctrine, taking it in the form in which it appears in a recent book by Professor Antonio Labriola, of the University of Rome. For many reasons, it does not come within my province to praise Labriola's book. But I cannot help saying as a needful explanation, that it appears to me to be the fullest and most adequate treatment of the question. The book is free from pedantry and learned tattle, whilst it shows in every line signs of the author's complete knowledge of all that has been written on the subject: a book, in short, which saves the annoyance of controversy with erroneous and exaggerated opinions, which in it appear as superseded. It has a grand opportunity in Italy, where the materialistic theory of history is known almost solely in the spurious form bestowed on it by an ingenious professor of economics, who even pretends to be its inventor.
This collection of essays, a supplement to History of Political Economy, brings together prominent scholars from economics, sociology, literature, and history to examine the role of biography and autobiography in the history of economics. The first of its kind, this volume looks at the relevance of first-person accounts to narrative histories of economics. The essays consider both the potential and the limits of life writing, which has traditionally been used sparingly by historians of economics, and examine types of biographies, the relationship between autobiography and identity, and the writing of biography. Contributors to this collection question whether biography is essential to understanding the history of economic ideas and consider how autobiographical materials should be read and interpreted by historians. Articles consider the treatment of autobiographical materials such as conversations and testimonies, the construction of heroes and villains, the relationship between scientific biography and literary biography, and concerns related to living subjects. Several essays address the role of biography and autobiography in the study of economists such as F. A. Hayek, Harry Johnson, Alfred Marshall, John Maynard Keynes, Oskar Morgenstern, and François Quesnay, concluding with several accounts of the interconnection of the historians' projects with their own autobiographies. All 2007 subscribers to History of Political Economy will receive a copy of "Economists' Lives: Biography and Autobiography in the History of Economics" as part of their subscription. Contributors Roger E. Backhouse Bruce Caldwell Loïc Charles William Coleman Robert W. Dimand Paul John Eakin Ross B. Emmett Evelyn L. Forget Craufurd D. Goodwin Peter Groenewegen Malachi Haim Hacohen Jan-Otmar Hesse Patricia Laurence Frederic S. Lee Robert Leonard Tiago Mata D. E. Moggridge Jeremy D. Popkin Mike Reay Christine Théré E. Roy Weintraub