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Bruno Mancini, nato a Napoli nel 1943, risiede ad Ischia dall'eta di tre anni.A lui piace dire che l'origine della sua ispirazione o forse solo un iniziale impulso ancestrale ed istintivo, il vero basilare momento poetico della sua vita, si e concretizzato nell'incontro, propriamente fisico, tra i suoi sensi acerbi, infantili, e le secolari, immutate, tentazioni autoctone dell'Isola d'Ischia, dove le leggi della natura sembravano fluire ancora difese da valori di primitive protezioni.Alcuni brevi commenti ricavati dalle recensioni ai suoi libri: "Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonche per i valori estetici"" seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia. Lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.""Una prosa lacerata e sfuggente""Lavoro intenso, vissuto nella profondita della sua composizione, fatta di toni e di immagini""Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa e sviluppata"
Non sono un principe e una raccolta di poesie scritte negli ultimi decenni
In questo volume sono raccolte tra le più belle fiabe composte da scrittori francesi del Seicento e del Settecento. La letteratura dell'ultimo periodo del regno di Luigi XIV è stata caratterizzata "dal mondo delle fate". A tal punto che molti scrittori, decisero di recuperare le favole più suggestive della tradizione popolare e di rielaborarle. E' anche grazie a questa raccolta che personalità appartenenti a filoni artistici diversi tra loro, da Gustave Doré a Walt Disney, da Maurice Ravel a Jean Cocteau, hanno tratto ispirazione nella creazione di diversi loro capolavori (Aonia edizioni).
Aonia edizioni. Nel 1875 Collodi cominciò a tradurre dal francese le fiabe di Charles Perrault, il maestro di fiabe indimenticabili quali: Cappuccetto Rosso, La Bella addormentata nel bosco, Cenerentola, Barba-blu, Il Gatto con gli stivali, tanto per citarne qualcuna. A queste fiabe Collodi ne aggiunse altre delle maggiori favoleggiatrici francesi del XVII-XVIII secolo: Madame d'Aulnoy e Madame Le Prince de Beaumont. Egli però non si limitò a tradurre: colorì e vivificò il linguaggio un po' ingessato degli originali, aggiungendo elementi di arguzia toscana e di spontaneità popolaresca. Fu il primo lavoro di Lorenzini per i ragazzi, ai quali dedicherà negli anni seguenti la maggior parte delle sue opere. Si trattò di traduzioni commissionate dall'editore Felice Paggi che, con la sua collana "Biblioteca Scolastica", intendeva fornire un adeguato ventaglio di titoli in buona lingua toscana per le scuole della neonata Italia unita.