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Il cinema di Ingmar Bergman, il Genio di Uppsala, spiegato a chi lo ignora attraverso le recensioni di 18 grandi film e due saggi sull'influenza sui suoi film della filosofia di Kierkegaard e del teatro di Strindbergh.
Appunti sparsi dopo la visione di 8 grandi film di Ingmar Bergman
Il libro contiene, per 1/3 del suo sviluppo, un saggio critico sul celeberrimo film di Ingmar Bergman e per i restanti 2/3 un racconto della stessa storia ispirato dalle immagini del film.
Verso la metà del '800 una carrozza attraversa un bosco atro. Viaggia verso la città più grande della Scandinavia. Trasporta un gruppo di persone, guidato dall'illusionista Albert Emanuel Vogler, che forma la cd. Compagnia medico-ipnotica del Dottor Vogler.1 Nella compagnia di Vogler (seguace delle pratiche del mesmerismo2) ci sono la moglie Manda, che si presenta travestita da ragazzo con il nome di Aman, la nonna e Tubal. La carrozza è guidata dal giovane Simons. Al confine l'intera compagnia viene fermata e accompagnata dalla polizia a palazzo. Al palazzo trovano ad attenderli il console Egerman e la moglie Ottilia, e il dottor Vergerus3, un medico di Stato positivista4 e scientista5.
Ingmar Bergman è libero da tutte le superstizioni religiose. Ma tutto questo non significa che il trascendente non lo interessi, da un punto di vista strettamente epistemologico, non lo affascini, non lo incuriosisca. Come, del resto, è ampiamente provato dai suoi film, dai temi in essi trattati, dai problemi e dagli interrogativi che i suoi personaggi si pongono. Come pure non si può sostenere che nel corso della sua lunga vita non gli sia pesata l'Assenza di (un qualsivoglia) Dio. Anzi ammetterne l'esistenza gli avrebbe di certo fatto più comodo che negarla ostinatamente.
L'isola di Faro e Ingmar Bergman sono un tutt'uno. Parlare degli ultimi quarant'anni della vita di Bergman e parlare di Faro è la stessa cosa. Faro è la metafora dell'isolamento, geografico e intellettivo, di Bergman dal resto del mondo e dai suoi abitanti. Non è un caso che io abbia voluto contrappuntare il titolo di questo mio lavoro con un chiasma che può apparire ovvio ma che ha l'ambizione di essere assai eloquente. I destini dell'uomo e del luogo si sono intrecciati per circa quarant'anni; uno spazio temporale abbastanza lungo per qualsiasi uomo; infinitesimo rispetto alla durata del luogo.
Finalmente, nell'autunno del 1957, per Ingmar Bergman arrivò il momento di dedicarsi alla ...nascita della vita. Sebbene c'è da dire che, contrariamente a quanto troppo frettolosamente si è indotti a pensare, in Ingmar Bergman vita e morte non sono mai momenti così radicalmente distinti e il momento della nascita non può essere considerato mai troppo lontano dal momento del trapasso.
L'uomo August Strindberg è altrettanto affascinante della sua opera teatrale; allo stesso modo l'uomo Ingmar Ernst Bergman è altrettanto affascinante del suo cinema.
Un'analisi del film Persona (Persona, 1966) che muove dalla metafora della maschera, nella vita come nell'arte e dal silenzio come rappresentazione universale della incomunicabilità. temi ricorrenti nel grande cinema di Ingmar Bergman.